LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Salvatore Pizzo
|
|||||||
Cosa mi instilla in cuore paura scollinando ultimo raggio di sole che ci sto sulla scaletta poggiata al fienile preda di umori svaporanti? I richiami vicini lo dicono delle bestie rientrate delle fatiche spese del sudore raffreddatosi sotto le ascelle e intorno al collo, fin giù per la schiena le membra afflosciando. Ma essi non dicono del buio perchè debba inquietare peggio che nella lotta, il fuoco, tra formiche rosse e scorpione: scadenza imposta; non dicono se, a sottoporre a tale prova siano mani fanciulle incuranti intente all'innocenza d'un passatempo. Perchè mi piacerebbe saperlo, scrivo perchè mi sento spesso di morire. Allora cerco di sgattaiolare fino al tetto nello scadermi di fronte e di terga d'ultimi baluginii che ci sto già sulla scaletta rapito dalle svisate di pipistrelli badando bene di disorientare la morte. Perchè dicono di lei che senta la puzza di chi ha paura. E chi ha paura, per lei, è già morto. Dunque mi sforzo di raccontare un lemma punta di un iceberg linguistico infestonato di luci, allontanantesi lemme lemme, incastonato di boria algido come si conviene, così candido quasi un pupazzo di neve terribile nei sogni nel cozzare di parti sommerse e mai espresse, se non capovolte di senso: urticanti prese di coscienza negli urti ... e mi pare d'aver detto tutto anche del pur minimo desiderio del suo squassare il petto con colpi di tosse in quel vuoto opprimente alienante come uno strisciare di coda in gola paura.
28/01/2017 woodenship |
|